Il Dōjō

Il luogo dove si studia la via

L’Aikido si pratica nel dōjō (道場),  parola giapponese che che indica il luogo ove si svolgono gli allenamenti alle arti marziali etimologicamente significa luogo () dove si segue la via  (), ossia in pratica indica dove si segue un percorso di ricerca e studio.

Il dōjō dell’Aikikai Valdigne è situato a Morgex, presso la palestra comunale in via del Convento.

Dojo Aikikai Valdigne
Il Dojo dell’Aikikai Valdigne

il dojo non è semplice spazio ma è immagine di un atteggiamento interiore. Vi si pratica sicuramente un esercizio fisico, ma finalizzato alla ricerca del giusto atteggiamento che consente di progredire. L’allievo entra nel dojo e deve lasciare alle spalle tutti i problemi della quotidianità, purificarsi la mente e concentrarsi sull’allenamento per superare i propri limiti e le proprie insicurezze, in un costante confronto con sé stesso. Nel dojo non si usa la violenza: non per nulla le arti marziali enfatizzano la forza mentale e non quella fisica, condannata prima o poi ad affievolirsi.

Il dōjō tradizionale consiste in una sala rettangolare, coperta da una serie di materassini chiamati tatami che servono per attutire le cadute. I lati del dōjō hanno un nome ed una funzione ben determinati. Il lato da cui sì entra è il meno importante, e viene indicato con la parola Shimoza, di fronte ad esso è il lato nobile detto Kamiza, letteralmente “il seggio di dio“, questo lato si identifica in quanto si trova una foto del fondatore, a destra si trova  il lato Joseki,  sulla sinistra il lato Shimoseki.

Il dōjō è considerato un luogo sacro poiché un tempo era legato all’apprendimento religioso o alla pratica dello Zen, per questo le persone che vi accedono devono comportarsi secondo un’etichetta comportamentale prestabilita.

Vi si accede a piedi nudi indossando una divisa chiamata keikogi (abito di cotone bianco spesso), quando i praticanti indossano il keikogi diventano tutti uguali;  la fama, la ricchezza, i pregiudizi di razza e le differenze di stato sociale vengono lasciati al di fuori.

Le ciabatte (zori) sul lato Shimoza

Già il cambiarsi d’abito è un atto che invita ad un silenzioso raccoglimento e alla ricerca della presenza di se stessi. Gli allievi che hanno raggiunto un grado yudansha adottano la cintura di colore nero ed indossano la hakama, di colore nero o blu scuro, veste tradizionale giapponese.

Sul lato kaniza prende posizione il Sensei (maestro), gli allievi si posizionano di fronte a lui sul lato shimoza, mantenendo un ordine di anzianità che va da destra (i più anziani) verso sinistra. Dopo il saluto la lezione ha inizio.

Kamiza
Esempio di Kamiza – lato sacro